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Responsabilità nella società del rischio

MessaggioInviato: 4 ottobre 2011, 22:24
da IK0ZCW
COMUNICATO STAMPA
4 ottobre 2011

Responsabilità nella società del rischio

Si è svolto oggi presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma l’incontro di studio Protezione civile e responsabilità nella società del rischio – chi valuta, chi decide, chi giudica, organizzato dal Dipartimento della Protezione Civile con la collaborazione della Fondazione CIMA.

La giornata, aperta dall’intervento del Capo Dipartimento della Protezione Civile, Franco Gabrielli, ha visto la partecipazione di scienziati, magistrati, amministratori, professori, tecnici, esperti di comunicazione che si sono alternati in due tavole rotonde. Nella prima, coordinata dal Presidente della Corte d’Appello di Milano, Giovanni Canzio, si è discusso su cosa significa per la scienza prevedere un evento calamitoso, sugli strumenti di prevenzione dei rischi di cui dispone la protezione civile e sul tema di come si giudica la colpa. La seconda, coordinata dal Consigliere giuridico della Fondazione Cima, Marco Altamura, ha focalizzato l’attenzione su chi garantisce il diritto all’informazione e con quali modalità.

L’incontro, che rappresenta un primo passo di un percorso forse lungo ma necessario, ha avuto la sua ragione di fondo nella necessità di rendere più chiare le conseguenze giuridiche di chi si trova a dover prevedere e a dover prendere decisioni su base probabilistica. La possibilità che chi elabora previsioni su fenomeni naturali ed eventi potenzialmente catastrofici possa essere chiamato a rispondere del proprio operato non solo nei termini tecnici ma anche secondo criteri giuridici rappresenta una dimensione nuova e portatrice di incertezze e ansie. Paure, queste ultime, che, per un altro verso, sono vissute dai cittadini, in quanto utilizzatori finali di quelle previsioni.

Tali paure alimentano domande di semplificazione piuttosto che di miglioramento della capacità di comprensione delle complessità, e si finisce così per cercare meno “una informazione esaustiva e completa – come ha affermato in apertura il Capo Dipartimento della Protezione Civile – e molto di più fonti che diano ragione al fruitore, che siano sulla sua stessa lunghezza d’onda, usando il suo linguaggio e gli stessi riferimenti valoriali e simbolici”.

“Abbiamo il dovere di comunicare con il cittadino - ha aggiunto Gabrielli - ma siamo afoni e invisibili se non passiamo attraverso la 'mediazione culturale' dei canali di informazione e di chi li gestisce. Forse non abbiamo analizzato abbastanza a fondo le conseguenze di questa mediazione, né abbiamo imparato abbastanza bene ad esorcizzarne le trappole e a trarne i possibili vantaggi”.

“Nel corso della giornata sono emersi tre mondi – di protezione civile, giudiziario e dell’informazione – che devono iniziare a contaminarsi. Non credo molto alle norme o alle procedure, diffido dal precauzionismo. Credo, piuttosto, nella necessità di un patto sociale tra questi differenti mondi per creare conoscenza e consapevolezza in una comunità resiliente. E per questo lancio una proposta: che giornate come questa possano replicarsi sempre più spesso su tutto il territorio nazionale”.