Ecosistema Rischio 2011: i dati sul rischio idrogeologico
Inviato: 21 dicembre 2011, 21:32
Ecosistema Rischio 2011: i dati sul rischio idrogeologico in Italia
21 dicembre 2011
Presentata l’indagine realizzata da Legambiente con la collaborazione del Dipartimento della Protezione Civile
Questa mattina a Roma sono stati presentati i risultati di Ecosistema Rischio 2011, l’indagine realizzata da Legambiente con la collaborazione del Dipartimento della Protezione Civile, che ha monitorato le attività di prevenzione realizzate da oltre 1.500 fra le 6.633 amministrazioni comunali italiane classificate a rischio idrogeologico potenziale più elevato.
Una fragilità amplificata dalla presenza di abitazioni costruite in aree ad alto rischio nell’85% dei comuni intervistati. L’indagine - realizzata nell’ambito della campagna nazionale Operazione Fiumi 2011 giunge alla sua nona edizione. A presentare lo studio Rossella Muroni, direttrice nazionale di Legambiente, Simone Andreotti, responsabile protezione civile di Legambiente, con la partecipazione del Capo Dipartimento della Protezione Civile, Franco Gabrielli.
Dei 1.500 comuni intervistati da “Ecosistema rischio 2011â€, 743 comuni (56%) dichiarano fabbricati industriali in zone a rischio frana, 403 (31%) interi quartieri, 257 (20%) strutture pubbliche sensibili come scuole e ospedali, e 339 (26%) strutture ricettive turistiche o commerciali.
Tre i comuni più virtuosi nella mitigazione del rischio idrogeologico: Peveragno in provincia di Cuneo, Endine Gaiano in provincia di Bergamo e Senigallia in provincia di Ancona, dove sono stati realizzati interventi di delocalizzazione, ed è stata assicurata un’ordinaria attività di manutenzione.
Confortanti, infine, i dati sulle attività svolte nell’ambito del sistema locale di protezione civile: 1083 comuni intervistati (82%) hanno un piano d’emergenza da mettere in atto in caso di frana o di alluvione, 912 (69%) ha dichiarato di svolgere regolarmente un’attività di manutenzione ordinaria delle sponde dei corsi d’acqua e delle opere di difesa idraulica, e 926 (70%) di aver realizzato opere per la messa in sicurezza dei corsi d’acqua o di consolidamento dei versanti franosi.
Nel corso della presentazione dello studio, il Capo Dipartimento ha evidenziato che "Protezione Civile è partecipazione e coinvolgimento, perché è fondamentale la conoscenza del territorio. Una seria e radicata cultura di protezione civile significa sensibilizzare e rendere partecipe la popolazione dei rischi con cui convive e dei comportamenti da adottare prima e durante un evento emergenzialeâ€.
Franco Gabrielli ha ribadito inoltre che “il rischio idrogeologico che interessa la massima parte del territorio italiano dipende soprattutto dal reticolo fluviale minore, rivi e fiumare di cui si è persa la percezione come fiume. A fronte di una prevenzione strutturale non immediata per tempi e per risorse economiche necessarie, oggi abbiamo l’imperativo categorico di salvare vite umane: dobbiamo concentrarci quindi sulla prevenzione di protezione civile." Il Capo Dipartimento ha inoltre sottolineato l’esigenza “di rivedere le politiche di uso del territorio, sospendendo i progetti che possono provocare un ulteriore aggravamento del rischio in un Paese fragile e oggetto di troppe speculazioni come il nostroâ€.
21 dicembre 2011
Presentata l’indagine realizzata da Legambiente con la collaborazione del Dipartimento della Protezione Civile
Questa mattina a Roma sono stati presentati i risultati di Ecosistema Rischio 2011, l’indagine realizzata da Legambiente con la collaborazione del Dipartimento della Protezione Civile, che ha monitorato le attività di prevenzione realizzate da oltre 1.500 fra le 6.633 amministrazioni comunali italiane classificate a rischio idrogeologico potenziale più elevato.
Una fragilità amplificata dalla presenza di abitazioni costruite in aree ad alto rischio nell’85% dei comuni intervistati. L’indagine - realizzata nell’ambito della campagna nazionale Operazione Fiumi 2011 giunge alla sua nona edizione. A presentare lo studio Rossella Muroni, direttrice nazionale di Legambiente, Simone Andreotti, responsabile protezione civile di Legambiente, con la partecipazione del Capo Dipartimento della Protezione Civile, Franco Gabrielli.
Dei 1.500 comuni intervistati da “Ecosistema rischio 2011â€, 743 comuni (56%) dichiarano fabbricati industriali in zone a rischio frana, 403 (31%) interi quartieri, 257 (20%) strutture pubbliche sensibili come scuole e ospedali, e 339 (26%) strutture ricettive turistiche o commerciali.
Tre i comuni più virtuosi nella mitigazione del rischio idrogeologico: Peveragno in provincia di Cuneo, Endine Gaiano in provincia di Bergamo e Senigallia in provincia di Ancona, dove sono stati realizzati interventi di delocalizzazione, ed è stata assicurata un’ordinaria attività di manutenzione.
Confortanti, infine, i dati sulle attività svolte nell’ambito del sistema locale di protezione civile: 1083 comuni intervistati (82%) hanno un piano d’emergenza da mettere in atto in caso di frana o di alluvione, 912 (69%) ha dichiarato di svolgere regolarmente un’attività di manutenzione ordinaria delle sponde dei corsi d’acqua e delle opere di difesa idraulica, e 926 (70%) di aver realizzato opere per la messa in sicurezza dei corsi d’acqua o di consolidamento dei versanti franosi.
Nel corso della presentazione dello studio, il Capo Dipartimento ha evidenziato che "Protezione Civile è partecipazione e coinvolgimento, perché è fondamentale la conoscenza del territorio. Una seria e radicata cultura di protezione civile significa sensibilizzare e rendere partecipe la popolazione dei rischi con cui convive e dei comportamenti da adottare prima e durante un evento emergenzialeâ€.
Franco Gabrielli ha ribadito inoltre che “il rischio idrogeologico che interessa la massima parte del territorio italiano dipende soprattutto dal reticolo fluviale minore, rivi e fiumare di cui si è persa la percezione come fiume. A fronte di una prevenzione strutturale non immediata per tempi e per risorse economiche necessarie, oggi abbiamo l’imperativo categorico di salvare vite umane: dobbiamo concentrarci quindi sulla prevenzione di protezione civile." Il Capo Dipartimento ha inoltre sottolineato l’esigenza “di rivedere le politiche di uso del territorio, sospendendo i progetti che possono provocare un ulteriore aggravamento del rischio in un Paese fragile e oggetto di troppe speculazioni come il nostroâ€.