La protezione civile e i social media: comunicare il rischio
La protezione civile e i social media: comunicare il rischio e il rischio di comunicare
15 novembre 2013
Una giornata di studio dedicata all'uso dei social network per potenziare e affinare gli strumenti di comunicazione con i cittadini
"Questa non è la conclusione ma l’inizio" ha detto Titti Postiglione, Responsabile Ufficio Volontariato, Formazione e Comunicazione del Dipartimento della Protezione Civile, prima di salutare e ringraziare tutti i partecipanti e i relatori che hanno animato la giornata di studio "La protezione civile e i social media: comunicare il rischio e il rischio di comunicare", che si è svolta oggi a Roma, nell’auditorium del Dipartimento della Protezione Civile.
Un’iniziativa rivolta a tutto il sistema della protezione civile italiano, voluta e organizzata dal Dpc in collaborazione con il quotidiano online indipendente ilgiornaledellaprotezionecivile.it, per avviare un percorso di progressivo affinamento e potenziamento degli strumenti di comunicazione con i cittadini. Per tutta la durata dei lavori è stato possibile seguire la discussione tramite Twitter seguendo l’hashtag #socialProCiv, che è entrato nei trending topics italiani (ovvero gli argomenti più seguiti), e l’intera giornata di studio è stata trasmessa in video-diretta streaming anche sul nostro sito.
Ai lavori hanno partecipato le tantissime realtà che compongono il sistema nazionale di protezione civile: rappresentanti di comuni, province e regioni, delle associazioni nazionali e locali di volontariato, della comunità tecnico scientifica (istituti di ricerca, università , ordini professionali), di tutte le altre strutture operative, delle aziende dei servizi, degli organi di informazione.
Ad aprire la giornata, con un saluto che ha anche tracciato l’orizzonte della discussione, è stato lo stesso Capo del Dipartimento Franco Gabrielli, che ha definito i social media come "le nuove agorà della comunicazione" capaci di potenziare e velocizzare la potenzialità comunicativa, ma per i quali "rimane fondamentale il tema della validazione del dato dell'informazione". Tema, quest’ultimo, ripreso più volte negli interventi successivi, in cui si è discusso soprattutto di alcune esperienze maturate nell’uso dei social media nella comunicazione d’emergenza e del rischio da parte di comuni, associazioni di volontariato, istituti di ricerca e altri "pezzi" del sistema.
Tra i relatori invitati a intervenire c’erano anche studiosi, giornalisti ed esperti di comunicazione e nuove tecnologie come Riccardo Luna, editorialista de La Repubblica ed ex direttore di Wired Italia, Alessio Jacona, giornalista e blogger, Chiara Fonio, sociologa e ricercatrice all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e – seppure soltanto attraverso la proiezioni di contributi video-registrati – il ricercatore e analista di social media Giovanni Arata e il filosofo Maurizio Ferraris, professore ordinario di filosofia teoretica all’Università degli studi di Torino.
Anche il professor Francesco Sabatini, linguista e presidente onorario dell’Accademia della Crusca, ha voluto portare il suo contributo alla discussione, sottolineando – anche attraverso divertentissimi esempi – quanta poca attenzione venga dedicata, nel nostro paese, alla comunicazione e all’utilizzo di un linguaggio chiaro e sintetico.
Dopo una sessione dedicata alle domande del pubblico, la giornata di studio si è conclusa con l’intervento di Titti Postiglione: da un lato una sintesi delle tante idee, proposte e criticità emerse durante la discussione, dall’altro un piano d’azione sul da farsi nei prossimi mesi. "Non vogliamo che sia il Dipartimento ad essere il gestore della comunicazione sui social, – ha dichiarato – non andrebbe bene per il nostro sistema di protezione civile, che è basato su competenze di carattere locale e territoriale: dobbiamo piuttosto costruire una rete e continuare a svolgere un ruolo di coordinamento". Come? Semplice: attraverso un nuovo grande impegno, simile a quello che dal 1980 a oggi ha permesso la costruzione della Protezione Civile Italiana, "che è una delle cose che nel nostro paese funzionano". E ha concluso: "Quel famoso ‘fate presto’ con cui titolarono i giornali all’indomani del terremoto in Irpinia ora dobbiamo applicarlo alla comunicazione". Ma come lei stessa ha sottolineato, più che concludere, con queste parole ha voluto iniziare i lavori. Da domani in poi.
15 novembre 2013
Una giornata di studio dedicata all'uso dei social network per potenziare e affinare gli strumenti di comunicazione con i cittadini
"Questa non è la conclusione ma l’inizio" ha detto Titti Postiglione, Responsabile Ufficio Volontariato, Formazione e Comunicazione del Dipartimento della Protezione Civile, prima di salutare e ringraziare tutti i partecipanti e i relatori che hanno animato la giornata di studio "La protezione civile e i social media: comunicare il rischio e il rischio di comunicare", che si è svolta oggi a Roma, nell’auditorium del Dipartimento della Protezione Civile.
Un’iniziativa rivolta a tutto il sistema della protezione civile italiano, voluta e organizzata dal Dpc in collaborazione con il quotidiano online indipendente ilgiornaledellaprotezionecivile.it, per avviare un percorso di progressivo affinamento e potenziamento degli strumenti di comunicazione con i cittadini. Per tutta la durata dei lavori è stato possibile seguire la discussione tramite Twitter seguendo l’hashtag #socialProCiv, che è entrato nei trending topics italiani (ovvero gli argomenti più seguiti), e l’intera giornata di studio è stata trasmessa in video-diretta streaming anche sul nostro sito.
Ai lavori hanno partecipato le tantissime realtà che compongono il sistema nazionale di protezione civile: rappresentanti di comuni, province e regioni, delle associazioni nazionali e locali di volontariato, della comunità tecnico scientifica (istituti di ricerca, università , ordini professionali), di tutte le altre strutture operative, delle aziende dei servizi, degli organi di informazione.
Ad aprire la giornata, con un saluto che ha anche tracciato l’orizzonte della discussione, è stato lo stesso Capo del Dipartimento Franco Gabrielli, che ha definito i social media come "le nuove agorà della comunicazione" capaci di potenziare e velocizzare la potenzialità comunicativa, ma per i quali "rimane fondamentale il tema della validazione del dato dell'informazione". Tema, quest’ultimo, ripreso più volte negli interventi successivi, in cui si è discusso soprattutto di alcune esperienze maturate nell’uso dei social media nella comunicazione d’emergenza e del rischio da parte di comuni, associazioni di volontariato, istituti di ricerca e altri "pezzi" del sistema.
Tra i relatori invitati a intervenire c’erano anche studiosi, giornalisti ed esperti di comunicazione e nuove tecnologie come Riccardo Luna, editorialista de La Repubblica ed ex direttore di Wired Italia, Alessio Jacona, giornalista e blogger, Chiara Fonio, sociologa e ricercatrice all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e – seppure soltanto attraverso la proiezioni di contributi video-registrati – il ricercatore e analista di social media Giovanni Arata e il filosofo Maurizio Ferraris, professore ordinario di filosofia teoretica all’Università degli studi di Torino.
Anche il professor Francesco Sabatini, linguista e presidente onorario dell’Accademia della Crusca, ha voluto portare il suo contributo alla discussione, sottolineando – anche attraverso divertentissimi esempi – quanta poca attenzione venga dedicata, nel nostro paese, alla comunicazione e all’utilizzo di un linguaggio chiaro e sintetico.
Dopo una sessione dedicata alle domande del pubblico, la giornata di studio si è conclusa con l’intervento di Titti Postiglione: da un lato una sintesi delle tante idee, proposte e criticità emerse durante la discussione, dall’altro un piano d’azione sul da farsi nei prossimi mesi. "Non vogliamo che sia il Dipartimento ad essere il gestore della comunicazione sui social, – ha dichiarato – non andrebbe bene per il nostro sistema di protezione civile, che è basato su competenze di carattere locale e territoriale: dobbiamo piuttosto costruire una rete e continuare a svolgere un ruolo di coordinamento". Come? Semplice: attraverso un nuovo grande impegno, simile a quello che dal 1980 a oggi ha permesso la costruzione della Protezione Civile Italiana, "che è una delle cose che nel nostro paese funzionano". E ha concluso: "Quel famoso ‘fate presto’ con cui titolarono i giornali all’indomani del terremoto in Irpinia ora dobbiamo applicarlo alla comunicazione". Ma come lei stessa ha sottolineato, più che concludere, con queste parole ha voluto iniziare i lavori. Da domani in poi.