Visita al Museo della Comunicazione Mille voci, mille suoni
Visita al Museo della Comunicazione "Mille voci, mille suoni"
L'eccezionale Museo privato del Cav. Giovanni Pelagalli di Bologna
Visitato ogni anno da migliaia di studenti e turisti
Come ogni anno, mi ero prefisso di trovare una meta per la gita annuale della nostra Sezione, ma non era cosa facile: negli ultimi anni abbiamo visitato il Radiotelescopio del CNR di Medicina (BO), il museo Marconi a Villa Griffone e, lo scorso anno, abbiamo organizzato un pullman con 55 persone per il Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano. Trovare una destinazione che potesse reggere il confronto con quest'ultima gita e che fosse in grado di richiamare un discreto numero di Soci sembrava impresa ardua. Era necessario considerare le solite variabili: non doveva essere a più di trecento chilometri da Treviso, doveva potersi svolgere nell'arco di una giornata, possibilmente di domenica, per poter rientrare in prima serata; oltre a ciò, bisognava organizzare una visita che potesse suscitare anche l'interesse dei non "addetti ai lavori", nella fattispecie dei familiari dei Soci, da cui sovente gli stessi sono accompagnati. La ricerca in rete alla voce "museo della radio" riportava decine e decine d'indirizzi, molto spesso mostre estemporanee di radio d'epoca organizzate dai vari comuni di tutta Italia, scadute oramai da tempo e lasciate come sito-carcassa alla deriva nel ciberspazio; ma un sito attirò particolarmente la mia attenzione: si trattava del Museo della Comunicazione "Mille voci, mille suoni" ( www.museomillevocimillesuoni.com ).
Incuriosito, sono entrato in questo sito ed ho subito intrapreso un affascinante viaggio virtuale tra radio d'epoca, televisori degni d'archeologia tecnologica, strumenti fonografici ed altre meraviglie viste solo sui libri di scuola o sulle varie pubblicazioni di storia della radiotecnica. Rimasto affascinato della presentazione, ho pensato subito che questo fantastico museo andasse visitato. Ma dove si trovava questo posto? Temevo fosse in una località  inaccessibile rispetto ai criteri stabiliti per la gita; invece, con molta soddisfazione, ho constatato che si trovava nel centro di Bologna, facilmente raggiungibile e visitabile in giornata. Con il presidente della Sezione ARI di Treviso, Giuliano Negro I3NGL, abbiamo avviato tutto l'iter necessario all'organizzazione e, dopo qualche e-mail e qualche telefonata al proprietario, la visita è stata fissata per il giorno 15 ottobre 2006. Il museo, nato dalla passione e dall'impegno del Cav. Giovanni Pelagalli, imprenditore bolognese, editore televisivo, nonchè artista illusionista, comprende circa 1500 pezzi rari, alcuni unici, pazientemente restaurati e tutti funzionanti, che raccontano 250 anni di storia della comunicazione. Ad attenderci vi era il Cav. Pelagalli in persona che ci ha introdotto alle sale museali, iniziando così la descrizione cronologica degli strumenti esposti. Penso sia stata la sua abilità  di illusionista, unita al particolare modo di raccontare le sue creature, con tutta la storia che queste si portano dietro, a trasportarci in viaggio nel tempo, quasi spettatori delle scoperte che man mano egli ci illustrava. Dalle origini dell'elettrologia, con la macchina elettrostatica di Winshurst, a dischi in ceralacca che generano potenti scariche tra due elettrodi, ai primi rivelatori di onde elettromagnetiche, ai generatori a scintilla del tipo di quelli usati da Herz per i sui primi esperimenti per intenderci, fino a giungere al primo trasmettitore di Marconi, realizzato con rocchetto di Ruhmkorff ed una piastra metallica come antenna. Numerosi sono i ricevitori dell'epoca: da quelli realizzati con il famoso choerer, fino a spingersi storicamente al cristallo di galena, con pezzi generalmente realizzati a livello artigianale, in quantità  limitate ed a prezzi elevati. Uno splendido oggetto di elevato valore artistico e storico attrae particolarmente: si tratta di un ricevitore a galena, di piccole dimensioni, marchiato Marconi - BBC destinato alla Chiesa Anglicana britannica, realizzato in un contenitore a forma di libro decorato con elementi sacri.
Con grande abilità  il Cav. Pelagalli ci ha introdotto nel funzionamento dell e valvole termoioniche illustrando alcuni affascinanti dispositivi, dalla lampad ina di Edison a filamento di carbone, di cui ne è conservato un esemplare praticamente unico, fino ai diodi ed ai triodi, riportando importanti pagine di storia che narrano il percorso di queste scoperte, suscitando stupore anche da parte di chi non conosceva praticamente nulla della materia. Dopo una lunga, ma sicuramente stimolante, descrizione della storia della radio con tutte le tappe che ad essa hanno portato, si è passati alla storia della fonografia, con esemplari veramente originali: dal prototipo del fonografo di Edison a stagnola, fino ai più "recenti" grammofoni di tutti i tipi. E' difficile descrivere la sorpresa nel vedere una serie di fonografi a cilindri di ceralacca, stupendi oggetti tutt'ora funzionanti con meccanismo a carica, da cui esce, gracidante, una voce registrata più di cento anni fa. Nel corso della dimostrazione Pelagalli, tra la meraviglia dei presenti, ci ha fatto udire alcune incisioni di gran pregio del famoso tenore Caruso, stampate su dischi in bachelite, riprodotti da vecchi grammofoni, stupendi anche dal punto di vista artistico oltre che da quello tecnico. Egli ha dichiarato che la maggior soddisfazione che possa avere nel proporre la sua collezione sono gli occhi spalancati e le espressioni di meraviglia dei visitatori. La sala dedicata a Marconi conserva numerosi elementi dell'opera dello scienziato: dai primi e più antichi strumenti che utilizzò per i suoi iniziali esperimenti ad esemplari veramente unici, come il microfono usato da Papa Pio XII per trasmettere il famoso messaggio di pace del 24 agosto del 1939, messaggio che purtroppo rimase inascoltato con l'entrata in guerra da parte dell'Italia nell'anno successivo. A completare la collezione della sala Marconi, vi sono numerosi elementi prodotti dalla società  dello scienziato: vari esemplari di radioricevitori, strumentazione, rivelatori magnetici, valvole ed un fantastico esemplare di microfono in legno Toulipier del 1925, utilizzato per le prime trasmissioni di radio Rai, allora URI. '...qui mio padre rivive..' ha scritto nel registro degli ospiti la Principessa Elettra Marconi, figlia dell'illustre scienziato, una delle numerose personalità  della cultura, della politica e dello spettacolo che hanno frequentato il museo, come testimoniano le foto esposte all'ingresso e le dediche sul registro degli ospiti.
La sala della televisione e del cinema si apre con la storia di alcuni esemplari scaturiti dall'ingegno dei fratelli Ducati: dai radioricevitori portatili d'epoca, agli strumenti per radiosonde, fino ai ciclomotori, tutto quanto descritto con giusto orgoglio bolognese dal Pelagalli. Molti affascinanti reperti della storia del cinema sono esposti in questa sala, con macchine da proiezione rare ed alcune uniche: dal prototipo dei fratelli Lumiere, alle macchine con otturatore rotante esterno all'obiettivo, fino a macchine più complesse che hanno terminato il loro servizio in anni recenti. Notevole la quantità  di esemplari della televisione d'epoca con pezzi che ci hanno riservato ulteriori meraviglie: i primi rudimentali esperimenti di trasmissione, i primordi dei tubi a raggi catodici, il prototipo del primo televisore a colori a schermo tondo ed in bella mostra, perfettamente funzionante, troneggia un prototipo del televisore o "radiovisore" di Baird a disco di Nipkow del 1925, il cui unico esemplare funzionante è possibile ammirare in questo museo. Nelle pagine di storia della radio e della televisione si può trovare la descrizione di questo tipo di apparecchio, ma difficilmente si riesce ad immaginare, pur comprendendone il funzionamento, quale tipo di immagine possa scaturire da una "lampadina" a luce modulata dietro un disco a forellini rotante: lascio immaginare quindi l'emozione e lo stupore nel vedere l'antenato della moderna tecnologia ancora in vita regalarci delle nitide immagini.Impossibile non raccontare dei favolosi juke-box anni '50 che Giovanni Pelagalli, con il buon gusto che lo contraddistingue, ha collezionato nel tempo, raccogliendone una molteplice quantità  di modelli, sui quali il visitatore può selezionare un brano tra le 9000 canzoni racchiuse in queste fantastiche macchine. Quasi trasportati da un vento di nostalgia, al confine tra scienza e bellezza, siamo stati condotti in un'altra area del museo dove, conservati dall'epoca, giacciono decine di radioricevitori di tutti i generi: le immancabili "radio rurali" e "radio balilla", oppure "le radio dell'Impero", testimoni inconsapevoli di un infelice periodo, ma affascinanti dal punto di vista tecnico-storico; le radio in catalina americane, particolarmente apprezzate anche da un nostro noto personaggio televisivo, fino ad una serie di radio commerciali di tutti i tipi che rappresentano la produzione anni '60 e '70. Un'apposita sezione dedicata alla storia del telefono mostra esemplari di fine ottocento, da Meucci ai giorni nostri con pezzi a volte rarissimi, altri conosciuti universalmente, come i modelli dalle stravaganti forme, che a volte si vedono in vecchi film anni '70.
Come ultima parte della visita, quale ciliegina sulla torta, vi è una ricca collezione di macchine musicali del 700 e 800, bellissime anche dal punto di vista estetico: tutte macchine meccaniche che generano melodie con l'ausilio di dischi di carta a fori o vecchie schede perforate. Carillon di eccezionale pregio artistico, perfettamente funzionanti, alcuni arricchiti con piccole bamboline danzanti; straordinari piccoli oggetti di classe, come il più piccolo ed antico automa: un microscopico uccellino meccanico che danza al suono del carillon. Per ultimo, per terminare questo affascinante viaggio nel tempo e nella cultura, un esemplare credo unico di un'orchestra meccanica del 700 completa di tutti gli strumenti, dai tamburi ai fiati. Risulta impossibile descrivere in maniera completa, in un semplice articolo, quello che oserei definire, senza timore di smentita, uno dei musei più belli e ricchi nel suo genere; centinaia di oggetti, esemplari, esposizioni si aggiungono a quelli descritti in queste pagine: purtroppo ci vorrebbero 1500 pagine, una per oggetto, per dare il giusto merito all'esposizione. Ogni esemplare ha una sua storia alle spalle: storia che il Cav. Pelagalli ci ha raccontato con il trasporto che solo chi la vive può avere. Uscire da questo museo significa sicuramente aver acquistato una consapevolezza tale da farci apprezzare maggiormente il lavoro, l'arte, la scienza e l'ingegno di coloro i quali hanno reso onore all'intelligenza umana. Un particolare ringraziamento da parte di tutti noi visitatori va riservato al Cav. Giovanni Pelagalli per il privilegio che ci ha concesso nell'intraprendere questo fantastico viaggio nella storia e nella cultura.
Massimiliano Fiorindi, IW3HLB
Sezione ARI di Treviso
L'eccezionale Museo privato del Cav. Giovanni Pelagalli di Bologna
Visitato ogni anno da migliaia di studenti e turisti
Come ogni anno, mi ero prefisso di trovare una meta per la gita annuale della nostra Sezione, ma non era cosa facile: negli ultimi anni abbiamo visitato il Radiotelescopio del CNR di Medicina (BO), il museo Marconi a Villa Griffone e, lo scorso anno, abbiamo organizzato un pullman con 55 persone per il Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano. Trovare una destinazione che potesse reggere il confronto con quest'ultima gita e che fosse in grado di richiamare un discreto numero di Soci sembrava impresa ardua. Era necessario considerare le solite variabili: non doveva essere a più di trecento chilometri da Treviso, doveva potersi svolgere nell'arco di una giornata, possibilmente di domenica, per poter rientrare in prima serata; oltre a ciò, bisognava organizzare una visita che potesse suscitare anche l'interesse dei non "addetti ai lavori", nella fattispecie dei familiari dei Soci, da cui sovente gli stessi sono accompagnati. La ricerca in rete alla voce "museo della radio" riportava decine e decine d'indirizzi, molto spesso mostre estemporanee di radio d'epoca organizzate dai vari comuni di tutta Italia, scadute oramai da tempo e lasciate come sito-carcassa alla deriva nel ciberspazio; ma un sito attirò particolarmente la mia attenzione: si trattava del Museo della Comunicazione "Mille voci, mille suoni" ( www.museomillevocimillesuoni.com ).
Incuriosito, sono entrato in questo sito ed ho subito intrapreso un affascinante viaggio virtuale tra radio d'epoca, televisori degni d'archeologia tecnologica, strumenti fonografici ed altre meraviglie viste solo sui libri di scuola o sulle varie pubblicazioni di storia della radiotecnica. Rimasto affascinato della presentazione, ho pensato subito che questo fantastico museo andasse visitato. Ma dove si trovava questo posto? Temevo fosse in una località  inaccessibile rispetto ai criteri stabiliti per la gita; invece, con molta soddisfazione, ho constatato che si trovava nel centro di Bologna, facilmente raggiungibile e visitabile in giornata. Con il presidente della Sezione ARI di Treviso, Giuliano Negro I3NGL, abbiamo avviato tutto l'iter necessario all'organizzazione e, dopo qualche e-mail e qualche telefonata al proprietario, la visita è stata fissata per il giorno 15 ottobre 2006. Il museo, nato dalla passione e dall'impegno del Cav. Giovanni Pelagalli, imprenditore bolognese, editore televisivo, nonchè artista illusionista, comprende circa 1500 pezzi rari, alcuni unici, pazientemente restaurati e tutti funzionanti, che raccontano 250 anni di storia della comunicazione. Ad attenderci vi era il Cav. Pelagalli in persona che ci ha introdotto alle sale museali, iniziando così la descrizione cronologica degli strumenti esposti. Penso sia stata la sua abilità  di illusionista, unita al particolare modo di raccontare le sue creature, con tutta la storia che queste si portano dietro, a trasportarci in viaggio nel tempo, quasi spettatori delle scoperte che man mano egli ci illustrava. Dalle origini dell'elettrologia, con la macchina elettrostatica di Winshurst, a dischi in ceralacca che generano potenti scariche tra due elettrodi, ai primi rivelatori di onde elettromagnetiche, ai generatori a scintilla del tipo di quelli usati da Herz per i sui primi esperimenti per intenderci, fino a giungere al primo trasmettitore di Marconi, realizzato con rocchetto di Ruhmkorff ed una piastra metallica come antenna. Numerosi sono i ricevitori dell'epoca: da quelli realizzati con il famoso choerer, fino a spingersi storicamente al cristallo di galena, con pezzi generalmente realizzati a livello artigianale, in quantità  limitate ed a prezzi elevati. Uno splendido oggetto di elevato valore artistico e storico attrae particolarmente: si tratta di un ricevitore a galena, di piccole dimensioni, marchiato Marconi - BBC destinato alla Chiesa Anglicana britannica, realizzato in un contenitore a forma di libro decorato con elementi sacri.
Con grande abilità  il Cav. Pelagalli ci ha introdotto nel funzionamento dell e valvole termoioniche illustrando alcuni affascinanti dispositivi, dalla lampad ina di Edison a filamento di carbone, di cui ne è conservato un esemplare praticamente unico, fino ai diodi ed ai triodi, riportando importanti pagine di storia che narrano il percorso di queste scoperte, suscitando stupore anche da parte di chi non conosceva praticamente nulla della materia. Dopo una lunga, ma sicuramente stimolante, descrizione della storia della radio con tutte le tappe che ad essa hanno portato, si è passati alla storia della fonografia, con esemplari veramente originali: dal prototipo del fonografo di Edison a stagnola, fino ai più "recenti" grammofoni di tutti i tipi. E' difficile descrivere la sorpresa nel vedere una serie di fonografi a cilindri di ceralacca, stupendi oggetti tutt'ora funzionanti con meccanismo a carica, da cui esce, gracidante, una voce registrata più di cento anni fa. Nel corso della dimostrazione Pelagalli, tra la meraviglia dei presenti, ci ha fatto udire alcune incisioni di gran pregio del famoso tenore Caruso, stampate su dischi in bachelite, riprodotti da vecchi grammofoni, stupendi anche dal punto di vista artistico oltre che da quello tecnico. Egli ha dichiarato che la maggior soddisfazione che possa avere nel proporre la sua collezione sono gli occhi spalancati e le espressioni di meraviglia dei visitatori. La sala dedicata a Marconi conserva numerosi elementi dell'opera dello scienziato: dai primi e più antichi strumenti che utilizzò per i suoi iniziali esperimenti ad esemplari veramente unici, come il microfono usato da Papa Pio XII per trasmettere il famoso messaggio di pace del 24 agosto del 1939, messaggio che purtroppo rimase inascoltato con l'entrata in guerra da parte dell'Italia nell'anno successivo. A completare la collezione della sala Marconi, vi sono numerosi elementi prodotti dalla società  dello scienziato: vari esemplari di radioricevitori, strumentazione, rivelatori magnetici, valvole ed un fantastico esemplare di microfono in legno Toulipier del 1925, utilizzato per le prime trasmissioni di radio Rai, allora URI. '...qui mio padre rivive..' ha scritto nel registro degli ospiti la Principessa Elettra Marconi, figlia dell'illustre scienziato, una delle numerose personalità  della cultura, della politica e dello spettacolo che hanno frequentato il museo, come testimoniano le foto esposte all'ingresso e le dediche sul registro degli ospiti.
La sala della televisione e del cinema si apre con la storia di alcuni esemplari scaturiti dall'ingegno dei fratelli Ducati: dai radioricevitori portatili d'epoca, agli strumenti per radiosonde, fino ai ciclomotori, tutto quanto descritto con giusto orgoglio bolognese dal Pelagalli. Molti affascinanti reperti della storia del cinema sono esposti in questa sala, con macchine da proiezione rare ed alcune uniche: dal prototipo dei fratelli Lumiere, alle macchine con otturatore rotante esterno all'obiettivo, fino a macchine più complesse che hanno terminato il loro servizio in anni recenti. Notevole la quantità  di esemplari della televisione d'epoca con pezzi che ci hanno riservato ulteriori meraviglie: i primi rudimentali esperimenti di trasmissione, i primordi dei tubi a raggi catodici, il prototipo del primo televisore a colori a schermo tondo ed in bella mostra, perfettamente funzionante, troneggia un prototipo del televisore o "radiovisore" di Baird a disco di Nipkow del 1925, il cui unico esemplare funzionante è possibile ammirare in questo museo. Nelle pagine di storia della radio e della televisione si può trovare la descrizione di questo tipo di apparecchio, ma difficilmente si riesce ad immaginare, pur comprendendone il funzionamento, quale tipo di immagine possa scaturire da una "lampadina" a luce modulata dietro un disco a forellini rotante: lascio immaginare quindi l'emozione e lo stupore nel vedere l'antenato della moderna tecnologia ancora in vita regalarci delle nitide immagini.Impossibile non raccontare dei favolosi juke-box anni '50 che Giovanni Pelagalli, con il buon gusto che lo contraddistingue, ha collezionato nel tempo, raccogliendone una molteplice quantità  di modelli, sui quali il visitatore può selezionare un brano tra le 9000 canzoni racchiuse in queste fantastiche macchine. Quasi trasportati da un vento di nostalgia, al confine tra scienza e bellezza, siamo stati condotti in un'altra area del museo dove, conservati dall'epoca, giacciono decine di radioricevitori di tutti i generi: le immancabili "radio rurali" e "radio balilla", oppure "le radio dell'Impero", testimoni inconsapevoli di un infelice periodo, ma affascinanti dal punto di vista tecnico-storico; le radio in catalina americane, particolarmente apprezzate anche da un nostro noto personaggio televisivo, fino ad una serie di radio commerciali di tutti i tipi che rappresentano la produzione anni '60 e '70. Un'apposita sezione dedicata alla storia del telefono mostra esemplari di fine ottocento, da Meucci ai giorni nostri con pezzi a volte rarissimi, altri conosciuti universalmente, come i modelli dalle stravaganti forme, che a volte si vedono in vecchi film anni '70.
Come ultima parte della visita, quale ciliegina sulla torta, vi è una ricca collezione di macchine musicali del 700 e 800, bellissime anche dal punto di vista estetico: tutte macchine meccaniche che generano melodie con l'ausilio di dischi di carta a fori o vecchie schede perforate. Carillon di eccezionale pregio artistico, perfettamente funzionanti, alcuni arricchiti con piccole bamboline danzanti; straordinari piccoli oggetti di classe, come il più piccolo ed antico automa: un microscopico uccellino meccanico che danza al suono del carillon. Per ultimo, per terminare questo affascinante viaggio nel tempo e nella cultura, un esemplare credo unico di un'orchestra meccanica del 700 completa di tutti gli strumenti, dai tamburi ai fiati. Risulta impossibile descrivere in maniera completa, in un semplice articolo, quello che oserei definire, senza timore di smentita, uno dei musei più belli e ricchi nel suo genere; centinaia di oggetti, esemplari, esposizioni si aggiungono a quelli descritti in queste pagine: purtroppo ci vorrebbero 1500 pagine, una per oggetto, per dare il giusto merito all'esposizione. Ogni esemplare ha una sua storia alle spalle: storia che il Cav. Pelagalli ci ha raccontato con il trasporto che solo chi la vive può avere. Uscire da questo museo significa sicuramente aver acquistato una consapevolezza tale da farci apprezzare maggiormente il lavoro, l'arte, la scienza e l'ingegno di coloro i quali hanno reso onore all'intelligenza umana. Un particolare ringraziamento da parte di tutti noi visitatori va riservato al Cav. Giovanni Pelagalli per il privilegio che ci ha concesso nell'intraprendere questo fantastico viaggio nella storia e nella cultura.
Massimiliano Fiorindi, IW3HLB
Sezione ARI di Treviso