Messaggio 26 marzo 2009, 19:02

UN "RT" RACCONTA.. PASSAGGIO DI CONSEGNE

RACCONTI DI MARE..
PASSAGGIO DI CONSEGNE

I marconisti non a contratto Sirm o Telemar, i cosiddetti RT "liberi", quando avevano bisogno di un imbarco non pilotato dalle due compagnie dei servizi radio elettrici di bordo, si recavano in via Sottoripa a Genova (piazza Caricamento), si andava alla ricerca di una societa' di navigazione che pagasse di piu' o di brokers con navi piu' moderne o perche' consigliato da un amico o per sentito dire.
Essendo desideroso di continuare i miei viaggi da e per gli Stati Uniti, nella famosa via, in un portone e a un piano che non ricordo, c'era scritto le qualifiche piu' richieste . Su una porta la maggior richiesta era proprio per il personale marconista con tra parentesi "urgente". Suonato il campannello ed entrato, l'ufficio era in un'unica stanza, aveva un lungo banco, si alza un signore dal tipico viso genovese da ex marittimo chiedendomi subito quale era la mia qualifica, appena sentitola gli si illuminarono gli occhi. Io come gia pollo spennato, mi lascio trasportare dal fiume di parole del capitano di armamento. Cosi senza sapere paga, viaggi della nave, tipologia degli apparati di bordo, mi dice di presentarmi alcuni giorni dopo munito della visita medica d'imbarco insieme al libretto di navigazione e al gradimento della Sirm.
Inizia cosi un'avventura che pensavo lunga il classico imbarco di cinque, sei mesi. Presentatomi presto negli uffici genovesi del giorno indicato (era prassi ricevere prima il telegramma di conferma, cosa che avvenne puntualmente, seguita dalla classica telefonata), verso le otto del mattino. La calma del giorno che ero entrato per la prima volta in quell'ufficio aveva fatto posto, in tutti gli impiegati, alla frenesia estrema. Mi consegnano subito i documenti per il consolato USA a Genova, per il rilascio del visto d'entrata. Mentre il fu cosi gentile signor capitano di armamento mi strappa quasi di mano visita medica e gradimento e mi da le indicazioni per prendere gli autobus necessari per arrivare al consolato. Arrivato nel palazzo degli uffici consolari, l'addetto al rilascio del visto USA mi disse che se non c'era il passaporto non si rilasciano visti, io li come un ebete ascolto il tizio, poi quando ha finito di parlare gli dico, guardi che io sono un marittimo e vado ad imbarcare su una nave in un porto americano, faccio solo transito per arrivare a bordo. Questo guarda le mie carte, prende quindi le mie foto, la dichiarazione dell'armatore, il libretto provvisorio di navigazione, si siede e prende un timbro grosso e come un macigno imprime lo stampo, poi ne prende un altro rettangolare e fa lo stesso, riempie gli spazi bianchi, riempie altri fogli e mi rida' il foglio provvisorio di navigazione dicendomi arrivederci. Capisco che e' tutto a posto, saluto e me ne ritorno all'ufficio della Compagnia di navigazione con l'autobus. Non ho mai ben capito se era un italiano che voleva fare l'americano o era un americano che voleva fare l'italiano. A pranzo mi ritrovo in una trattoria sempre in via Sottoripa insieme ad altri imbarcati sulla stessa nave comparsi quasi dal nulla, come a ricordo delle vecchie storie del reclutamento che si facevano a piazza Caricamento durante la Repubblica di Genova per i velieri. La mattina successiva , di buon'ora, si parte con il treno, pieni di valige per Milano, volo Milano-Parigi e poi Parigi-New York . A New York dopo aver recuperato il bagaglio, si fa dogana, il doganiere e l'uomo all'immigration, guardano il mio libretto di seamen, mettono due altri timbri e sono negli States in sala attesa di transito. All'ora stabilita per l'altro volo di proseguo interno mi avvio al gate con dietro l'altra parte di personale imbarcante. Si atterra aereporto di Baton Rouge/LA.
La nave e' gia in banchina semicarica, una mezza moderna bulkcarrier(carboniera), cosi' e' l'impressione esterna anche se e' ormai sera inoltrata e le carboniere sono quasi tutte nere per standarizzazione del prodotto trasportato.
Il marconista sbarcante, appena la nave e' arrivata in banchina e' sbarcato con il resto degli sbarcanti di tutta fretta, in genere le carboniere caricano in meno di sessanta ore. Sulla scrivania della stazione radio ha lasciato un foglio di carta con scritto: contabilita' aperta ma quadrata a matita, sbarcanti a posto, gli apparati funzionano tutti meno il rtx secondario VHF (mi sembra di ricordare che per la USCG per le navi che navigavano vicino alla costa americana ci volevano due vhf, secondo le normative USA). Il tasto telegrafico sul banco della consolle e' di tipo militare inscatolato e ripitturato di nero, classico tasto rabatto installato dalla telemar/sirm per i disgraziati rt. Mi domandai se c'e' ne fosse stato uno migliore nei cassetti. Ma ormai era ora tardi e vado nell'alloggio della cabina del marconista, ben ripulita e con una sensazione di comodita'. La mattina successiva, recuperato quasi subito la differenza oraria torno in sala radio, la prima cosa che cerco e' se c'e' un tasto telegrafico migliore, deduco che non c'era altro. Stazione radio della Marconi con il trasmettitore Marconi Marine Commandant da 400w (MF cw e m-hf am-usb e HF cw-usb). In HF tutte le frequenze erano controllate da un sintetizzatore esterno dove si impostavano le ultime quattro cifre tramite contravers, al posto del vecchio commutatore della quarziera per i canali di chiamata e lavoro in cw e ssb, ricevitore rx Marconi Apollo, apparato tipico fine anni 60 per le MF-HF, mentre in onde medie un vettuso trasmettitore telegrafico IRME con la ben nota valvola 3QB-350 come finale, rispondente alle normative italiane. Accendo subito il ricevitore e non s'accende, allora metto in funzione il trasmettitore e non s'accende; accendo il ricevitore di emergenza il classico ed affidabile Marconi Atlanta, e si accende, ma dopo pochi minuti si affievolisce e si spegne. guardo ancora il carica batterie e le batterie sono scariche. Dalla porta della srt che da sul fuori dietro il ponte di comando trovo subito il locale batterie, eseguo subito il controllo con densimetro, rabocco e metto sotto carica. Il Vhf principale funzionava(era alimentato da separato alimento a 24Vdc). Dopo un paio di ore provo il trasmettitore di emergenza in onde medie e funziona. Era un tx Face-standard che aveva sul davanti il tastino telegrafico incorporato, sicuramente lo avranno avuti molti rt che mi leggono.
Inserisco l'antenna lunga e chiamo WNU/Slidellradio/New Orleans che mi risponde subito sulla 500KHz. Spengo tutto e continuo a caricare le batterie. Intanto cerco di capire perche' manca l'alimentazione a tutto il resto degli apparati. Chiedo al primo ufficiale di macchina, che era come me, di La Spezia e mi dice "marco' qua lo stoz della corrente e' inserito quindi la 110volt ti arriva in srt". Identifico l'entrata e ci sono 110volt come si legge correttamente al voltmetro. Poi mi fermo, sudato per il nervosismo, ed inizio a ragionare, ma se il tutto va in
corrente alternata e al pannello di controllo arriva tensione come mai non si accende nulla ?
Giro avanti ed indietro per il locale della stazione radio. Poi sul lato destro della consolle trovo una specie di
sportellino e all'interno un grosso interruttore con due pulsanti uno rosso e uno nero con le relative scritte messa in marcia e fermo. Premo il pulsante di marcia ed odo un soffuso ronzio accompagnato da relativa fortevibrazione. Non passa un minuto che la porta del locale della stazione rt si apre rumorosamente: e' il comandante che grida " minchia siamo in porto ,anche in porto sto casino" e risbatte la porta uscendo. io non capisco. Premo il pulsante di fermo e vado dal primo
ufficiale di macchina. Gli racconto la storia e mi dice che e' il grosso trasformatore che eleva la tensione da 110V a 440V 60Hz per l'alimentazione degli apparati della srt. Siccome produce una forte vibrazione (quasi tipica dei grossi trasformatori di potenza) che si ripercuote al piano inferiore.
Penso Corrente alternata a 440V solo per la stazione radio. Capisco tutto, altro che nave seminuova era una nave anni sessanta comprata chissa dove. Accanto alla porta del locale batterie ve ne era un'altra con dentro il famigerato grosso trasformatore. Ripasso mentalmente le basi di elettrotecnica circa i trafo elevatori di tensione con potenza sufficiente ad alimentare tutti gli apparati della srt.
In genere gli armatori del nord Europa dopo circa 8 o 9 anni che gestivano una nave, la vendevano perche' l'approvvigionamento dei pezzi di rispetto e il costo della manuntenzione superava su alcuni tipi di nave il guadagno. Societa' panamensi, italiane e greche erano gli acquirenti di spicco. Il fatto che in srt c'era un trasmettitore IRME TN203M, rendeva la stazione radio un poco tipo old face e talune volte vagavo con la mente dei miei 18 anni di quando le stazioni radio erano con i tx a scintilla e l'aria intorno diventava blu quando andavano in trasmissione per via della ionizzazione, oppure sulla stazione radio della nave da passeggeri REX, dove a Lerici, in provincia di La Spezia, esiste la targa della conquista del nastro azzurro con un comandante lericino. A tal proposito storico, sulle navi passeggere italiane dal 1922, grazie alla stazione radio di bordo si riceveva giornalmente il notiziario, si potevano conoscere le notizie giornaliere del mondo e si cominciò a stampare un giornale di bordo sulle navi italiane. Inoltre fatto non secondario, la stazione radio del REX era della Marconi Marine dotata di apparati radio OM ed OC telegrafici e telefonici ed era anche dotata del manipolatore automatico del segnale di soccorso.
Lasciati il grande fiume americano, l'attivita' in stazione radio era relegata a quando il comandante era in cabina a riposare, cabina e studio proprio sotto quel rumoroso locale, per il servizio radio, altrimenti era tutto fatto con ricevitore di emergenza, il solido Marconi Atlanta , alimentato anche a 24volt corrente continua dalle batterie della srt tramite un vibratore non sincrono incorporato in un box dietro l'apparato stesso. Ricevitore che per anni avrei ancora trovato sulle navi gestite dalla SIRM e non. Ecco un altro motivo perche' il marconista sbarcante mi aveva lasciato le batterie scariche. Realizzavo contemporaneamente anche quello strano odore di stantio in cabina o in srt, dovuto allo screpolato vecchio legno intriso di salsedine insieme anche sui divani. Traversata tranquilla dal punto di vista del traffico radio, in nord atlantico, non ci sono problemi di comunicazione in onda corta con le stazioni costiere dell'Italia ed europee. Logicamento ho condensato il traffico radio telegrafico e telefonico negli orari migliori di comunicazione. Come tutte le carboniere che hanno il fondo piatto, bastava l'onda lunga al traverso atlantica per avere un forte rollio, la velocita' nave non ha mai superato i 12,5 nodi marini all'ora. I macchinisti quando si era tutti riuniti per la mensa, a tavola dicevano che il motore collavo olio di lubrificazione da tutte le guarnizioni di tenuta. Il forte rollio aveva un vantaggio particolare: tutte le mattine il nostromo di buon'ora si alzava e con un bugliolo faceva il giro della coperta alla ricerca di un particolare pesce, che i marinai hanno sempre chiamato pesce volante perche riuscivano a spiccare lunghi salti sulle creste delle onde, pesce ottimo alla piastra. A una settimana dall'arrivo nel porto di discarica, mi sono presentato dal primo ufficiale di coperta con la classica domanda di richiesta di sbarco. Tre giorni prima dell'arrivo in porto, il capitano di armamento chiede, durante una comunicazione radiotelefonica, al comandante di convincermi a restare a bordo, visto che ad Anversa era gia programmata la modifica all'alimentazione dei servizi della srt e del ponte, e che la nave si doveva fermare qualche giorno per adeguamenti alle nuove normative della USCG. Conoscendo un po la vecchia storia dei marinai, dico un no fermo. Arrivato in nord Europa ,ad Anversa, sono sbarcato di corsa da quella nave, ho pero' aspettato il collega imbarcante (che era gia in banchina), mentre un tecnico della SAIT riparava il VHF rotto sul ponte ed approntavano l'installazione di un nuovo radar dotato di ARPA con autotarget, e mi sembra di aver capito che una ditta avrebbe steso dei cavi per le nuove alimentazioni per alimentare in corrente alternata 440V la srt etc etc, da un unico sistema a 440 dalla sala quadri elettrici in sala macchine.
Un imbarco di soli 29 giorni. Non ho mai saputo se la modifica all'alimentazione della SRT fosse stata fatta, ma non credo.
Mi sono spesso domandato a chissa' quanti colleghi marconisti saranno passati per la mia stessa situazione e o avessero avuto simili situazioni per il passaggio di consegne.

Adolfo Brochetelli

Articolo tratto da Info-Radio n°13 del 26 marzo 2009

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