UN "RT" RACCONTA.. "CRISTINA"
UN "RT" RACCONTA..
"CRISTINA"
Qualche anno fa i cicloni tropicali che si sviluppavano nelle acque centro-americane, venivano contrassegnati con un nome di donna, solo successivamente si è pensato di usare anche nomi maschili.
La nostra nave era una piccola petroliera che faceva viaggi fissi da Maracaibo alla costa occidentale degli Stati Uniti, ossia verso il North Carolina, la Virginia e la Florida. La nostra rotta sfiorava Haiti, Cuba, Gran Cayman e le altre isole del centro America che videro lo sbarco di Cristoforo Colombo quando scoprì il Nuovo Mondo.
Attraversavamo completamente il famoso "triangolo delle Bermude", sfortunatamente non incontrammo mai alcunchè di strano, salvo qualche attività  militare.
L'allarme per il ciclone ci arrivò mentre ci trovavamo in zavorra (ossia carichi d'acqua) in rotta verso Maracaibo. Eravamo in mezzo alle isole, quindi con scarse possibilità  di effettuare deviazioni di rotta. Inoltre un grosso cambio di rotta ci avrebbe portato ad arrivare a destinazione con molto ritardo. C'era anche il problema che i cicloni cambiano spesso direzione, quindi difficile prevedere la giusta rotta di sfuggita.
La situazione diventava sempre più difficile, alla fine capimmo che difficilmente avremmo potuto sfuggire a Cristina. Nessuno di noi aveva mai incontrato un ciclone, i racconti della tradizione marinara erano spaventevoli. Non ultimo quello di una flotta di navi da guerra americane che durante la 2.a guerra mondiale fu devastata da un ciclone in Pacifico, perdendo anche qualche nave.
Caricammo il massimo di zavorra possibile. Posso dire che, sotto questo punto di vista, la nave petroliera è avvantaggiata rispetto ad una nave da carico, in quanto la possibilità  di zavorrare è molto più ampia per la presenza delle cisterne del carico che in caso di emergenza possono essere riempite d'acqua.
Cristina cambià  rotta un paio di volte, ad un certe punto sembrava che l'avessimo sfuggita, poi decise che ci doveva colpire, e ci colpì.
L'esperienza fu impressionante. A giorno pieno, venne notte improvvisamente. La nave, ben zavorrata, resisteva bene, ma il vento fortissimo sollevava il mare sopra la coperta e ci copriva di schiuma bianca. La visibilità  era pressochè zero, il radar inservibile perchè accecato dagli spruzzi. Eravamo tutti sul ponte di comando, cercando di vedere qualcosa dai finestrini, con scarso successo. L'inferno durò solo qualche ora; ne uscimmo con qualche danno minore alle sovrastutture di coperta. Avevo mia moglie a bordo, anche lei abbastanza terrorizzata. Anni dopo, quando mi vedeva contrariato per qualche motivo, mi chiedeva se "avevo Cristina".
Articolo tratto da Info-Radio n°50 del 10 dicembre 2009
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Caricammo il massimo di zavorra possibile. Posso dire che, sotto questo punto di vista, la nave petroliera è avvantaggiata rispetto ad una nave da carico, in quanto la possibilità  di zavorrare è molto più ampia per la presenza delle cisterne del carico che in caso di emergenza possono essere riempite d'acqua.
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