Messaggio 18 marzo 2010, 22:08

UN OM RACCONTA... L'amicizia e i radioamatori

UN "OM" RACCONTA..
L'amicizia e i radioamatori
In un mondo attuale, dove la frenesia caotica del vivere quotidiano, porta quasi a misconoscere i rapporti interpersonali, sembra utopistica, oserei dire surreale, l'amicizia che lega le persone che praticano il nostro hobby. In generale, per amicizia, si intende un forte legame tra due o più persone che condividono atteggiamenti, consuetudini di vita, rapporti di reciproco affetto, che durano nel tempo e resistono anche nel variare delle situazioni esistenziali. E' in questo contesto che si pongono i radioamatori, amplificandone, ed estremizzandone talvolta, il concetto di per sè stesso importante.

Ed infatti: chi nella vita comune è disposto a dare le proprie generalità  al primo che passa per strada?

Che, sempre riferito al passante di prima, è disposto a condividere argomentazioni spesso personali?

Chi sa portare un messaggio ottimistico, disposto ad ascoltare il prossimo, facendosi carico, magari, di problemi che non gli appartengono ?

I radioamatori lo fanno e'¦.da sempre.

Non ci sono confini, razze, opinioni, religioni, posizioni sociali che possano far sì che non avvenga un contatto radio per differenti valutazioni di cui sopra. Stranamente, in radio, ma anche fuori da essa, ci troviamo emotivamente e psicologicamente coinvolti nelle vicissitudini di persone che hanno un legame con noi solo per il fatto di essere radioamatori. Ricordo di un tale OM indonesiano che alcuni anni fa, agli inizi degli anni '70, collegò, non riconoscendolo re Hussein di Giordania ( i più vecchi ricorderanno il suo call: JY1 ).

L'indonesiano parlava del più e del meno con JY1 e comunicava dicendo che non aveva mai viaggiato, che sarebbe stato bello almeno una volta nella vita, vedere e incontrare tradizioni diverse dalla sua e nello stesso tempo simili quali quelle arabe.

Ebbene, re Hussein dopo essersi fatto riconoscere, con molto tatto ed eleganza, lo invitò a palazzo spesato di tutto, viaggio compreso, rendendo immensamente felice un uomo. Diverso da lui ma un UOMO.

Essere radioamatori, in ogni caso, lo considero personalmente uno stile di vita. Non legato necessariamente all'aspetto elettronico e della sperimentazione, ma un voler dare e ricevere, in un arricchimento personale e dell'animo, in una visione pura della vita che oggi, come dicevo prima, sempre più, sembra essere instradata su binari preclusi alla bontà  e al senso della donazione.

Le catastrofiche vicissitudini dei terremoti (come quello del Friuli, dell'Irpinia, dell'Abruzzo ), i tremendi tsunami (chi non ricorda la spedizione in VU4 che trasformò la stessa in emergenza radio)testimoniano come i radioamatori, riescono ad organizzarsi autonomamente, tralasciando i propri impegni, famiglia e lavoro per dedicarsi, con indefessa motivazione, alla gente comune, di chi ha bisogno. Nessun OM ha mai disatteso questa forma di aiuto a livello planetario.

E qualora l'inventore della radio, il nostro Guglielmo Marconi, avesse sperato che la sua invenzione sarebbe stata sfruttata per scopi benefici, in effetti la sua speranza è andata al di là  di ogni più rosea previsione ed aspettativa. Infatti la radio si pone fra le pochissime invenzioni scientifiche che poco hanno a che fare con i mali creati dal genere umano.

Nel quotidiano noi OM siamo sensibili ad ogni chiamata di emergenza, alle richieste di sangue o medicinali o di quant'altro. Una volta, era il 1991, una stazione ucraina versava in pessime condizioni economiche. Erano gli anni della pesantissima situazione nell'ex USSR che si venne a creare dopo la caduta del muro di Berlino.

Questo OM aveva anche gravi problemi fisici e lo stesso anche suo figlio maggiore. Personalmente

( allora ero residente in Sicilia, a Caltanissetta ) mi feci promotore di una sottoscrizione umanitaria fra gli OM locali ( e C.B. perchè il nostro amico andava anche in 27 Mhz).

Raccolsi diversi chili di derrate alimentari. Furono spedite in Ucraina ( la spedizione ebbe un costo esorbitante ) e non facilmente ricevute dal nostro OM russo. Lo sentimmo in radio profondamente commosso che ci ringraziava e nello stesso tempo costernato dal non poter ricambiare in alcun modo quella, a suo dire, grande manifestazione di generosità  e umanità . Ma a noi, più di 30 stazioni radio in ascolto e collegate in quel momento sui 14 mhz da Caltanissetta, bastò, qualora ce ne fosse stato bisogno, quel grazie sincero da una terra lontana, da un amico sconosciuto, da uno come noi che coltivava la passione per la radio.

Oggi, con l'affermazione di internet e della telefonia a livello mondiale, non si fa più ricorso, o quasi, al nostro mezzo di comunicazione per far fronte alle svariate necessità , se non per sconvolgimenti o catastrofi che rendono inutilizzabili le reti di comunicazione convenzionali.

Non era raro però, fino a circa 20 anni fa, ricevere richieste di aiuto via radio, attraverso i radioamatori, per un medicinale in Africa o una richiesta di sangue in Sud America. Sembra così venir meno lo scopo umano di questa invenzione che appare relegata oramai al passato. I radioamatori, invece, fanno sì che tutto ciò non abbia fine. Finchè ci saranno due corrispondenti, la radio non finirà  di generare emozioni, di creare amicizie.

Quando accendo la mia radio, in quel momento, mi piace pensare che altre persone come me facciano lo stesso, e sono alla ricerca di un contatto che non necessariamente deve essere legato al DX o a quel tale award. Capita, abbastanza spesso, di sentire 'CQ'
IK0ZCW Alberto Devitofrancesco Presidente C.I.S.A.R. sezione di Roma IQ0HB
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