Guglielmo Marconi e Bari, un binomio impossibile?
La sintetica cronaca che Telebari (tg della mattina del 18 dicembre 2014) ha dedicato alla conferenza stampa indetta dalla Collezione Giarletti e dall'Ari (associazione radioamatori italiani), per spiegare le ragioni della mancata "Mostra nazionale della radio e della filatelia marconiana", programmata per lo scorso settembre.
Nell'introdurre la conferenza stampa, che ho moderato per Barinedita, ho esposto le tre ragioni storico-culturali che legano Bari a Marconi e che giustificano non solo l'esigenza di ricordare Marconi con una mostra, ma anche l'istituzione di un museo permanente della radio.
1. Innanzitutto fu a Bari che Marconi inaugurò, il 3 agosto 1904, il primo collegamento di telegrafia senza fili per scopi commerciali. Il 5 maggio dello stesso anno, infatti, a Londra J. Popovic, direttore generale delle poste e telegrafi del Montenegro e lo stesso Guglielmo Marconi per conto del Regio Servizio Postale e Telegrafico Italiano, avevano siglato il primo accordo di telegrafia internazionale operante sotto il controllo statale. L'evento di 110 anni fa, poco conosciuto e ignorato anche dalla storiografia ordinaria, è raccontato dalle cronache locali, i cui documenti ufficiali sono custoditi nella collezione Giarletti.
2. E questo è il secondo motivo. Bari dispone di una delle collezioni marconiane più rilevanti del mondo, con pezzi e documenti unici, raccolti in circa quarant'anni di ricerche e custoditi con diligenza da Umberto Giarletti. Oltre mille pezzi tra radio d'epoca, macchine del suono, filatelia e numismatica, documenti autografi e foto di Marconi. Una collezione che richiede circa 700 metri quadrati di esposizione per essere adeguatamente valorizzata e che invece giace in deposito da troppo tempo. Alcune mostre di grande rilevanza nazionale sono state fatte negli anni passate sotto la direzione di Ornella Giarletti, con enorme affluenza di visitatori e apprezzamenti internazionali.
3. Il terzo motivo è legato all'importanza che le comunicazioni radio ancora oggi rivestono in situazioni di emergenza e di soccorso. La sezione barese dell'Ari, presieduta da Lello Cafaro, non ha ancora una sede stabile e ha grosse difficoltà per organizzare i suoi interventi. Il sogno di un museo della radio e relativa stazione di trasmissione Ari attiva h24, è il sogno che Cafaro e Giarletti inseguono Nella introduzione della conferenza stampa, che ho moderato per Barinedita, ho esposto le tre ragioni storico-culturali che fondano l'esigenza non solo di ricordare Marconi con una mostra, ma anche di istituire a Bari un museo permanente della radio.
Innanzitutto fu a Bari che Marconi inaugurò, il 3 agosto 1904, il primo collegamento di telegrafia senza fili per scopi commerciali. Il 5 maggio dello stesso anno, infatti, a Londra J. Popovic, direttore generale delle poste e telegrafi del Montenegro e lo stesso Guglielmo Marconi per conto del Regio Servizio Postale e Telegrafico Italiano, avevano siglato il primo accordo di telegrafia internazionale operante sotto il controllo statale. L'evento di 110 anni fa, poco conosciuto e ignorato anche dalla storiografia ordinaria, è raccontato dalle cronache locali, i cui documenti ufficiali sono custoditi nella collezione Giarletti.
E questo è il secondo motivo. Bari dispone di una delle collezioni marconiane più rilevanti del mondo, con pezzi e documenti unici, raccolti in circa quarant'anni di ricerche e custoditi con diligenza da Umberto Giarletti. Oltre mille pezzi tra radio d'epoca, strumenti del suono, filatelia e numismatica, documenti autografi e foto di Marconi. Una collezione che richiede circa 700 metri quadrati di esposizione per essere adeguatamente valorizzata e che invece giace in deposito da troppo tempo. Alcune mostre di grande rilevanza nazionale sono state fatte negli anni passate sotto la direzione di Ornella Giarletti, con enorme affluenza di visitatori e apprezzamenti internazionali.
Il terzo motivo è legato all'importanza che le comunicazioni radio ancora oggi rivestono in situazioni di intervento di soccorso. La sezione barese dell'Ari, presieduta da Lello Cafaro, non ha ancora una sede stabile e ha grosse difficoltà per organizzare i suoi interventi. Il sogno di un museo della radio con una ufficio Ari attivo h24 per le emergenze è il sogno che Cafaro e Giarletti inseguono da decenni, inseguendo le promesse vane delle amministrazioni provinciali e comunali.
Un sogno, a quanto pare, destinato a non tradursi mai in realtà.