Messaggio 19 marzo 2009, 21:29

RACCONTI DI MARE.. INCENDIO A BORDO

RACCONTI DI MARE..
INCENDIO A BORDO

Una nave moderna, malgrado gli accorgimenti sempre più avanzati della tecnica costruttiva, è sempre un luogo abbastanza pericoloso. Una nave petroliera o una nave gassiera, sono potenziali bombe esplosive, che per fortuna non esplodono quasi mai. I motori di propulsione, gli argani per l'ormeggio, le attrezzature per il carico e lo scarico delle merci, sono tutti punti molto critici. Uno dei peggiori pericoli è poi l'incendio a bordo.
Ne fanno fede i tragici avvenimenti avvenuti anche nelle acque italiane, non molti anni fa.

.....Eravamo in navigazione in mezzo all'Atlantico, nave bulk-carrier in zavorra, diretta in USA per caricare carbone. In zavorra, significa che le stive erano vuote, i doppifondi pieni d'acqua, insieme alle casse laterali.
La nave era una 60.000 tonn. di portata, la zavorra circa 15.000 tonn. Il tempo era buono, temperatura gradevole, un pò di onda lunga da SW, che faceva rollare dolcemente. Ero all'epoca 1°Ufficiale di Coperta, montavo di guardia alle 4 di mattina, per terminare alle 8.
Verso le 6 era giorno fatto. Il motore di propulsione si fermò all'improvviso. Poichè ogni tanto la cosa succedeva, non mi allarmai più di tanto. Uscii sull'aletta del ponte di comando per controllare meglio la situazione. Dall'aletta, si poteva sorvegliare la ciminiera. Dalla Macchina non avevo avuto nessuna indicazione via telefono, evitai di chiamare immaginando che fossero molto occupati. Ad un tratto ascoltai il classico soffio della "messa in moto" del motore e dalla ciminiera uscì in modo violento un torrente di fuoco, quasi come la partenza di razzo da Cape Kennedy. Capii immediatamente che era successo qualcosa di grave.
Rientrai in timoneria e telefonai al Comandante, che a quell'ora dormiva. Lo avvisai che in Macchina era successo "qualcosa di grave". Dopo un quarto d'ora, lo vidi arrivare sul ponte, era pallido. Mi disse che avevamo un grosso incendio in macchina e mi dette disposizione di andare a dirigere la squadra antincendio. Impallidii a mia volta. Sapevo perfettamente cosa significava, avevo fatto esperienza di esercitazioni antincendio. Scesi in macchina. Per fortuna i generatori elettrici continuavano a funzionare, quindi potevamo azionare le pompe antincendio. Il personale di macchina era già  al lavoro, distribuii il personale di coperta con quante più manichette possibile, alcune andammo a prenderle dalle custodie nei corridoi equipaggio. Il calore era intenso, la nafta uscita dal motore era in fiamme. Con tutte le manichette in funzione, gettammo acqua sul motore da tutti i lati. All'inizio, non sapevamo se ce l'avremmo fatta, alcuni impauriti pensavano di darsela a gambe, li fermai cercando di convincerli con l'esempio. Piano piano il panico cessò, continuammo a gettare acqua sul motore. La temperatura scese, dopo qualche ora capimmo che avremmo avuto successo. Verso mezzogiorno, l'incendio era spento. Purtroppo, un cilindro era completamente distrutto. Eravamo circa a metà  dell'Oceano, su di una nave alla deriva.
La riparazione di un motore navale di propulsione durante la navigazione era, all'epoca, una prassi abbastanza comune. Nel nostro caso però, la riparazione apparve subito molto complicata. Non sono un tecnico motorista, quindi farò una descrizione per sommi capi. Un motore diesel marino è costituito da una serie di cilindri, come un qualsiasi motore diesel per auto, solo che i cilindri sono giganteschi, dell'ordine di parecchie tonnellate di peso. La parte esterna, la cosiddetta "camicia" pesava da sola circa 10Tonn. Durante l'incendio, aveva riportato danni e non era più utilizzabile. Il pistone era già  rotto di per sè, e la sua rottura parziale era stata la causa dell'incendio. Occorreva quindi smontare la camicia "vecchia" e rimontarne una di riserva, che si trovava all'esterno, pronta per queste eventualità . Bisognava anche rimontare un pistone nuovo e una nuova testata. Questo su di una nave soggetta a forte rollio a causa del mare "lungo" che non ci lasciava.
Per fare tutte queste operazioni, avevamo un "carro ponte" attrezzato con paranchi differenziali, che poteva spostarsi lungo tutto lo spazio interno, ma per estrarre la camicia dal motore avremmo dovuto alzarla sopra l'osteriggio di macchina e depositarla all'esterno sul ponte. Avremmo poi dovuto imbragare un'altra camicia "nuova" e calarla all'interno per essere inserita sul motore al posto della vecchia. Era quindi un'operazione quasi disperata. Vicino al fumaiolo e all'osteriggio di macchina esisteva un bigo, montato dal cantiere di costruzione e mai utilizzato. Cercammo di rimetterlo in funzione, il nostromo portò un cavo d'acciaio nuovo abbastanza lungo, montammo "pastecche" nuove e ingrassammo il tutto il meglio possibile. Nessuno di noi sapeva se la cosa avrebbe realmente funzionato. Tutto era anche molto pericoloso per il possibile cedimento di qualcosa. Inoltre il forte rollio, faceva sbandare il pezzo da una parte e dall'altra, dovevamo continuamente frenarlo con delle funi di spessore adeguato. Avevamo in precedenza smontato l'osteriggio di macchina per avere lo spazio sufficiente. Finalmente riuscimmo ad imbragare la camicia vecchia e a sollevarla in coperta, rizzandola vicino alla ciminiera. A quel punto, riuscimmo ad alzare la nuova e a calarla in macchina. Il lavoro continuò per tre giorni interi. Tutto il personale partecipava, a turni continui di 24.h.
Ripensandoci, facemmo un lavoro incredibile, nella migliore tradizione della marina mercantile.
Dopo tre giorni, ripartimmo.

I1PIK Pietro

Articolo tratto da Info-Radio n°12 del 19 marzo 2009

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