IR0ROMA Corazzata ROMA 6-12/9/2010
La corazzata Roma fu un'unità  della Regia Marina italiana, la terza unità  della Classe Littorio e rappresentò il meglio della produzione navale bellica italiana della seconda guerra mondiale. La nave fu impostata sugli scali del Cantiere San Marco di Trieste il 18 settembre 1938 e dopo il varo, avvenuto il 9 giugno 1940 venne inviata a Monfalcone per il completamento.
Il giorno dell'armistizio, 8 settembre, la nave si trovava a La Spezia pronta a muovere per affrontare le navi alleate impiegate a proteggere le truppe impegnate nello sbarco di Salerno previsto per il giorno successivo, ma nella stessa giornata dell'8 settembre l'Ammiraglio Bergamini, comandante delle forze navali da battaglia, venne avvertito telefonicamente dell'armistizio ormai imminente.
Alle 3 del mattino del 9 settembre la nave salpò per dirigersi all'isola sarda della Maddalena. La formazione navale, composta da ventitre unità  , navigava senza avere issato i pennelli neri sui pennoni e aver disegnato i dischi neri sulle tolde come prescritto dalle clausole dell'armistizio, ma la corazzata Roma con a bordo l'insegna dell'ammiraglio Bergamini aveva innalzato il Gran Pavese.
La formazione passata tra Imperia e Capo Corso puntò a sud. L'Ammiraglio Bergamini ricevette da Supermarina un messaggio con il quale gli venne ordinato di cambiare rotta e dirigersi a Bona in Algeria.
Nel pomeriggio, al largo dell'isola dell'Asinara la formazione venne sorvolata a circa 6000 m. da bimotori Dornier DO217/K2 della Luftwaffe partiti dall'aeroporto di Istres,presso Marsiglia. Gli aerei mantenendosi in volo livellato sganciarono degli 'oggetti' affusolati, la cui codetta luminosa, data l’altezza alla quale volavano gli aerei, fu inizialmente scambiata per un segnale di riconoscimento; si trattava di bombe razzo teleguidate PC-1400X, conosciute dagli alleati con il nome di Fritz X.
La Roma fu colpita da una prima bomba che la rallentò e provocò una falla che la inclinò sulla destra. Il secondo colpo alle 15,50 centrò la nave verso prua e le conseguenze furono disastrose; le polveri dei depositi della Roma deflagrarono e la torre di comando fu investita da una tale vampata che venne addirittura deformata e piegata dal calore. La vampata salì almeno a 400 metri di quota, formando il classico «fungo» delle grandi esplosioni. La nave, alle 16,11, girandosi su un fianco, si capovolse spezzandosi in due tronconi affondò, mentre sul ponte si affannavano i marinai superstiti, molti gravemente feriti ed ustionati.
La più prestigiosa delle navi da battaglia della Regia Marina fu affondata da coloro che fino a 48 ore prima erano gli alleati. I caduti della Roma furono le prime vittime italiane per mano tedesca dopo la dichiarazione dell'armistizio. Perirono 1393 uomini, tra i quali il comandante della nave Capitano di Vascello Adone del Cima e l'Ammiraglio Bergamini comandante le FF NN BB ; si salvarono in 628, i naufraghi vennero trasportati alle Baleari dove rimasero fino alla fine del conflitto. Nello stesso tempo, per la prima volta, veniva dimostrata l'inutilità delle grandi navi da battaglia, anche le più moderne, di fronte alle armi «segrete» ed alle bombe “intelligenti†della nuova generazione.
Il giorno dell'armistizio, 8 settembre, la nave si trovava a La Spezia pronta a muovere per affrontare le navi alleate impiegate a proteggere le truppe impegnate nello sbarco di Salerno previsto per il giorno successivo, ma nella stessa giornata dell'8 settembre l'Ammiraglio Bergamini, comandante delle forze navali da battaglia, venne avvertito telefonicamente dell'armistizio ormai imminente.
Alle 3 del mattino del 9 settembre la nave salpò per dirigersi all'isola sarda della Maddalena. La formazione navale, composta da ventitre unità  , navigava senza avere issato i pennelli neri sui pennoni e aver disegnato i dischi neri sulle tolde come prescritto dalle clausole dell'armistizio, ma la corazzata Roma con a bordo l'insegna dell'ammiraglio Bergamini aveva innalzato il Gran Pavese.
La formazione passata tra Imperia e Capo Corso puntò a sud. L'Ammiraglio Bergamini ricevette da Supermarina un messaggio con il quale gli venne ordinato di cambiare rotta e dirigersi a Bona in Algeria.
Nel pomeriggio, al largo dell'isola dell'Asinara la formazione venne sorvolata a circa 6000 m. da bimotori Dornier DO217/K2 della Luftwaffe partiti dall'aeroporto di Istres,presso Marsiglia. Gli aerei mantenendosi in volo livellato sganciarono degli 'oggetti' affusolati, la cui codetta luminosa, data l’altezza alla quale volavano gli aerei, fu inizialmente scambiata per un segnale di riconoscimento; si trattava di bombe razzo teleguidate PC-1400X, conosciute dagli alleati con il nome di Fritz X.
La Roma fu colpita da una prima bomba che la rallentò e provocò una falla che la inclinò sulla destra. Il secondo colpo alle 15,50 centrò la nave verso prua e le conseguenze furono disastrose; le polveri dei depositi della Roma deflagrarono e la torre di comando fu investita da una tale vampata che venne addirittura deformata e piegata dal calore. La vampata salì almeno a 400 metri di quota, formando il classico «fungo» delle grandi esplosioni. La nave, alle 16,11, girandosi su un fianco, si capovolse spezzandosi in due tronconi affondò, mentre sul ponte si affannavano i marinai superstiti, molti gravemente feriti ed ustionati.
La più prestigiosa delle navi da battaglia della Regia Marina fu affondata da coloro che fino a 48 ore prima erano gli alleati. I caduti della Roma furono le prime vittime italiane per mano tedesca dopo la dichiarazione dell'armistizio. Perirono 1393 uomini, tra i quali il comandante della nave Capitano di Vascello Adone del Cima e l'Ammiraglio Bergamini comandante le FF NN BB ; si salvarono in 628, i naufraghi vennero trasportati alle Baleari dove rimasero fino alla fine del conflitto. Nello stesso tempo, per la prima volta, veniva dimostrata l'inutilità delle grandi navi da battaglia, anche le più moderne, di fronte alle armi «segrete» ed alle bombe “intelligenti†della nuova generazione.